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venerdì 30 settembre 2011
The Veils, "The Runaway Found"
(2004; Genere: Alternative Rock, Pop-Rock)Se è vero che la musica odierna concede ben poche soddisfazioni, è pur vero che ogni tanto bisogna guardare oltre il proprio naso poiché forse, proprio alle spalle di quel cespuglio, qualcosa di interessante sta già ardendo. Lontano dai clamori metropolitani, dalla metodicità delle radio commerciali, dall'aggressività di Social Network e Talk Show internazionali. Così, forse, ci si potrebbe accorgere di gruppi come i Veils...che in realtà un po' di visibilità a livello commerciale la ottennero, grazie al bellissimo singolo "Lavinia" e alla critica, che al tempo fu dalla loro parte. Eppure, dopo solo qualche anno e l'ultimo disco pubblicato nel 2009, sembra che già non esistano più, questi Veils. E in pochi se li ricordano. Eppure è difficile dimenticare il volto efebico di Finn Andrews che, nella penombra di una stanza, canta, quasi immobile, "Lavinia", sfoderando una voce d'intensità inestricabile, che parrebbe ricordare un Brian Molko rauco.Potrebbe apparire strano che una canzone di siffatta semplicità possa risultare talmente evocativa e struggente. Lacerante. Eppure lo è, e questa è una qualità che posseggono i migliori. Ma se la versione singolo vi ha catturati, aspettate di ascoltare quella integrale contenuta nel disco, a cui vengono smussati gli angoli; è una "Lavinia" più morbida, curvilinea, dolcemente cadenzata. Ancora più imponente dal punto di vista emozionale.Le strade percorse in questo "The Runaway Found" sono tante, le influenze sono incredibilmente variegate e nel complesso manca un vero e proprio filo conduttore. Eppure tutto risulta genuino, spontaneo, senza compromessi. Così possiamo godere della gioia decadente ma quasi brit-poppiana di "The Wild Son", co-prodotta non a caso da Bernard Butler, e in quella orecchiabile ma non banale di "My Guiding Light". Possiamo saltare al ritmo irresistibile di "The Tide That Left and Never Came Back", che ha un approccio più moderno e li avvicina a qualche gruppo Indie-Pop della scena contemporanea.Ma questo è un disco invernale, fatto di neve, soffice e fredda allo stesso tempo. Come la voce di Andrews. Così sono tante le ballate che ci avvolgono durante l'ascolto: dalla pop "Leavers Dancers", che in crescendo acquista sempre più Spleen, alla straordinaria "Talk down the Girl", delicato arpeggio che ricorda certe atmosfere soffuse di Radiohead e primi Coldplay. Intrigante, lamentosa, ipnotica, sognante. Un pezzo che non ti aspetti in un Album d'esordio. Senza dimenticare la vena Folk alla Bob Dylan rasentata in "Valleys of New Orleans", ballatona un po' ripetitiva ma molto graziosa.Qualitativamente il disco procede sempre con integrità e per questo risulta difficile trovare un vero e proprio punto forte. Anche se sicuramente sono degne di menzione "More heat than Light", in cui si scorgono le atmosfere nebbiose e nevrasteniche dei Velvet Underground, mentre la vocalità è ricalcata su quella di Lou Reed, e "Vicious Traditions". Quest'ultima è paragonabile a un dipinto espressionista, fatto di linee spesse e ricurve, colori intensi e chiaroscurali. Piccoli voli crepuscolari. Una delicata, breve poesia permea di amarezza ("He danced with the devils in beautiful buildings/affirmative action for a useful reunion"). Sul finale è come se l'anima dell'ascoltatore venisse avviluppata da centinaia di fantasmi che la risucchiano e lo sconvolgono visceralmente, per poi lasciarlo, mucchietto esanime di fragili ossa, cercare di riprendere fiato, mentre la musica d'intorno di nuovo si quieta e amabilmente giunge a conclusione. Lo spirito baudelairiano del gruppo ci sospinge verso l'ultimo, romanticissimo pezzo, "The Nowhere Man". E qualcosa, qui come in altri brani, riporta alla mente il talentuoso Alexi Murdoch e, in misura diversa, Richard Ashcroft e i suoi Verve.Ancora acerbo su certi versanti, ma pieno di personalità. Altro da aggiungere? Consigliato.Raising Girl consiglia l'ascolto di: "Talk down the Girl"The Veils, "The Runaway Found" : 7.8Articoli Correlati: "Coming Up" (Suede); "0" (Damien Rice)Artisti simili a The Veils: The Verve, Placebo.
mercoledì 28 settembre 2011
"Coming Up", Suede

Un richiamo al Duca Bianco sembra esserci anche nell'attacco chitarristico di "Picnic in the Motorway" ma non è una cosa voluta, poiché poi la canzone prende tutto un altro slancio, andando a snodarsi su nude atmosfere acustiche e inerpicandosi sulla plastica vocalità di Anderson e su un caleidoscopico crescendo di suoni.
martedì 27 settembre 2011
Noel e Liam Gallagher, separati in casa

sabato 10 settembre 2011
"The King of Limbs", Radiohead

Però la sensazione è che manchi ancora qualcosa, che ci sia altro da esplicare, da aggiungere, da comunicare all'ascoltatore. Nonostante si tratti di un lavoro profondamente intimista. Forse è il senso di omogeneità che manca, quella congruenza e compattezza che caratterizzava, pur con le sue diversità, "Ok Computer". Ma questo non è un problema, perché Le teste di Radio sanno sempre come coglierci di sorpresa rimanendo sempre su parametri artistici molto alti. Perciò aspetteremo che ci sbalordiscano ancora.
giovedì 8 settembre 2011
Alice Cooper e Ke$ha "What baby wants"
Attenti a quei due! Vincent Damon Furnier, in arte Alice Cooper, lo conosciamo tutti. Padrino dello Shock-Rock, la sua carriera ha inizio nel 1964 e prosegue fino ad ora, all'età di 63 anni. Ke$ha è una delle mille pseudo-reginette del Pop venuta fuori negli ultimi anni, soprattutto grazie al tormentone "Tik Tok".
Ebbene, questi due artisti hanno deciso di unire le loro forze in una canzone. Alice Cooper non ha mai negato l'amicizia e la stima verso la giovane eccentrica; l'aveva addirittura invitata sul palco durante un suo concerto. Quindi forse avremmo dovuto immaginarcelo.
Il brano in questione si intitola "What Baby Wants" ed è decisamente orecchiabile, pure troppo. L'apporto dato da Ke$ha è marginale, eppure in molti si interrogano se questo connubio possa illuminare la Pop-star di luce Rock. Vi lascio liberi di giudicare ascoltando il brano:
lunedì 5 settembre 2011
"I'm With You", Red Hot Chili Peppers

Ma nel complesso non si può certo dire che "I'm with you" non sia un ottimo Album. Se siete tra i delusi di "Stadium Arcadium", qua troverete sonorità più fresche e brani dalla durata pressappoco canonica, niente eccessi. Il disco rappresenta al meglio la strada melodica intrapresa dai Peperoncini negli anni 2000, ma qui finalmente sembra che passato e presente si coniughino in modo spontaneo e sublime.