Con "
Californication" (1999) impazzirà la moda Redhot. Ma i Peperoncini sono noti sin dai primi anni 80; formatisi nel 1983, hanno collezionato, in questi primi anni, anche discreti successi e addirittura il miglior album della loro storia, "
Blood Sugar Sex Magic" del 1991. Se BSSM aveva conquistato ampi consensi per la sua varietà ed originalità, in cui fonde soprattutto rapcore, funk e alternative rock, "
Californication" si configura come l'album apripista a un pubblico vasto, più interessato alle melodie distese di "
Scar Tissue", titolo anche dell'autobiografia di Anthony, e "
Otherside", una delle loro canzoni più belle e di successo. Il video di Otherside, girato dalla coppia di registi
Jonathan Dayton e Valerie Faris, è particolare e diverso dalle atmosfere gioiose e casinare in cui sono soliti accompagnarci i Redhot. Anzi, è un videoclip decisamente dark, in cui immagini distorte, pensieri onirici e misteriosi, ricordano il
Michel Gondry di "
Everlong" (
Foo Fighters), e si coniugano con citazioni artistiche di stampo cubista e altre che rimandano all'Espressionismo tedesco. Ma è l'apertura dell'album che, a mio parere, sintetizza al meglio lo spirito dei californiani e in particolare di quest'album: "
Around the world"; la melodia energica, aggressiva, il rapcore delle strofe...rimandano ai primi RedHot, ma già è nell'aria (e nel refrain) la svolta pop che li condurrà, tre anni più tardi, alle atmosfere pop e melodiche di "
By the way". E sulla stessa linea prosegue la seconda canzone dell'album, "
Parallel Universe", ma in senso inverso rispetto ad "Around the world": qui sono le strofe a orientarsi sul mainstream, mentre il ritornello è urlato e potente. Ad ogni modo una delle punte di diamante dell'album. Ampio spazio al basso di Flea, invece, viene dato a "
Get on top", brano che segue le tendenze dei primi anni, tendenza che sarà ripresa in "
Hump de Bump" per "
Stadium Arcadium". Arriviamo così al brano che dà il titolo all'album, reso celebre dal testo, critico nei riguardi dell'omologazione del mondo occidentale, e dal videoclip girato in computer grafica, in cui i quattro sono protagonisti di un videogioco (che ha un qualcosa di GTA o sbaglio?). E tra una melensa ninnananna da dimenticare, "
Porcelain", si fanno strada brani di grande spessore come "
This velvet glove", che sorprende per la finezza della melodia, e la deliziosa "
Savior" la quale, accompagnata dai cori di John Frusciante, mette in evidenza la particolarità della bellissima voce di Kiedis. "
Emit remmus" (leggi anche al contrario come un palindromo: "
Summer time") e "
I like dirt", hanno ambizioni molto alte, l'una come canzone di rock pieno e potente, l'altra più funkeggiante, ma entrambe non soddisfano appieno i requisiti e si arenano tra i fantasmi del passato. Discorso a parte merita la bella "
Easily": struttura ritmica piuttosto semplice, melodia catchy ma affatto svenevole, anzi, movimentata ed energica. Ancora funk con "
Purple stain", in cui la voce di Anthony alterna sussurri cadenzati a suggestive rappate, potendo sempre contare sull'appoggio corale di John e sul perfetto equilibrio tra i vari strumenti: la batteria lenta ed espressiva di Chad Smith, basso di Flea ancora una volta in primo piano e la maestria del ritrovato Frusciante alla chitarra. Peccato la successiva "
Right on time" che rovina l'atmosfera venutasi a creare. Per fortuna dura poco e lascia il posto al primo singolo dell'album, "
Road Trippin'", seducente ballad lenta alla chitarra che richiama alla mente la ben nota "
Under the bridge" di BSSM. Masterpiece, senza alcun dubbio. Con questo struggente finale termina anche "
Californication" dei Red Hot Chili Peppers, tra canzoni più riuscite e altre meno, ma comunque un grande album con tante canzoni da incorniciare e ascoltare e riascoltare, e tanti piccoli grandi capolavori piccanti! ("
Around the world", "Parallel Universe", "Scar Tissue, "Otherside", "Californication", "Savior", "Road Trippin"...). In ogni caso, da ascoltare.
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