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    lunedì 4 aprile 2011

    "Meds", Placebo




    Baby did you forget to take your meds?
    E' proprio la titletrack di quest'album dei Placebo a sintetizzarne l'essenza. Tredici brani tormentati, conturbanti, ossessivi, sensuali. Morbosità è la parola chiave. Solitudine, droga, sesso, confusione, i temi predominanti. "Meds". Ad affiancare Brian Molko in questa prima canzone è Alison "VV" Mosshart, che contribuisce a rendere il sound più inquietante, nel caso non lo fosse abbastanza. Nel videoclip, l'androgino cantante si muove tra immagine distorte e allucinazioni; l'impressione generale che se ne ricava è molto dark. Così come molto dark è anche "Space Monkey" in cui però le sonorità elettroniche sono già esplicite e ben coniugate all'essenza rock del trio. Anche in "Infra-red" la vena elettronica, da sempre presente nel gruppo, è molto accentuata, ma la canzone ha il retrogusto dell'hit parade radiofonica e perde in originalità, cosa che accade anche nella monotona "One of a kind" e nella banale ballad "Follow the cops back home", quest'ultima sulla scia di "Blind" che, però, appare più spinta ritmicamente e, di conseguenza, più piacevole. Ci fa tirare un sospiro di sollievo l'ossessiva filastrocca musicale al piano, che riesce a unire la particolare voce di Molko e quella bellissima e altrettanto riconoscibile di Michael Stipe, leader degli R.E.M. Sto parlando di "Broken Promise". Da segnalare anche la criptica ed oscura "Post blue" ("I break the back of love for you") e le esplosive "Because I want you" e "Drag", molto dirette e prive di fronzoli. Stupisce "Pierrot the clown", che entusiasma per la sua lievità e il testo molto profondo, al limite della disperazione ("I'll wallowing in sorrow wearing a frown, like Pierrot the clown"). L'ho ascoltata anche in versione acustica e la trovo ancora più toccante, quasi tagliente. "Meds" si chiude in bellezza con "In the cold night of morning" e "Song to say goo
    dbye". La prima è certamente uno dei pezzi più significativi dell'album, un pezzo lento ma non usuale, seppur semplice. E sicuramente per la sua semplicità è stato spesso sottovalutato. Sempre intenso nelle parole, si offre di raccontare quanto possa essere tormentato il rapporto con se stessi ("Staring back from the mirrors/a face that you don't recognize/it's a looser, a sinner, a cock in a dildo's disguise"). Per quanto riguarda "Song to say goodbye", al tempo fu scelto come singolo in Europa (mentre per il Regno Unito la scelta ricadde su "Because I want you") quindi mi sembra inutile parlarne più del dovuto tanto l'abbiamo ascoltata: canzone carina, niente di che ma molto orecchiabile senza scadere nel commerciale, anche se ricorda molto il capolavoro "Sleeping with ghosts" dell'omonimo precedente album. Magari sarebbe più opportuno dire che il videoclip che l'accompagna è terribilmente toccante, se non proprio strappalacrime.
    Concludendo, "Meds" non offre agli ascoltatori nulla di nuovo, anzi. E ha molti limiti, primo tra tutti il fatto che, ancora una volta, non si capisce quale direzione musicale i Placebo vogliano intraprendere, risultando confusionari e altalenanti. Ma è un disco che va ascoltato. Osservato. Vissuto. Compreso. Perché è più complesso di come appare. E non potrà deludere gli amanti del genere, tantomeno i fans del gruppo.

    Raising Girl consiglia l'ascolto di: "Meds".
    (2006, Genere: Electro Rock, Alternative Rock)

    "Meds", Placebo: 7.5

    Articoli Correlati: "The Runaway Found (The Veils)
    Artisti simili a Placebo: The Veils, David Bowie.

    2 commenti:

    1. Non mi ispira proprio l'album e questo post ha confermato la mia non-compatibilità =D carina Meds

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    2. Solitamente i Placebo o si amano o si odiano, comunque lieta di esserti stata d'aiuto :)

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