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    martedì 17 maggio 2011

    Negramaro, "Casa 69"

    (2010, Genere: Pop-Rock)

    Confusi ma interessanti. Ho sempre pensato che i Negramaro abbiano talento e che la Caselli abbia fiutato bene nel loro caso (così come in altri, Elisa tra tutti) e "Mentre tutto scorre" al tempo mi piacque già dal primo ascolto, ma in seguito non era riuscito a convincermi quel pop-rock plasticoso e lagnoso con cui si erano fatti bollare grazie a singoli come "Solo tre minuti" e, ancor di più, "Nuvole e Lenzuola", "Parlami d'amore" e "Via le mani dagli occhi", tre canzoni che potrebbero essere una sola. Ma già quando, mesi fa, ascoltai "Sing-hiozzo" in radio, mi parse di percepire un qualcosa di leggermente diverso. Sì, sempre in pieno stile Negramaro, ma più tirati. Il brano in sé non è niente di che, ma si fonda su un climax decisamente emozionante. E il bel videoclip che lo accompagna, basato sulla cognizione di solitudine e alienazione umana, e girato a Torino, sembrava darmi ragione.
    Quest'album senza dubbio consacra la band salentina come una delle maggiori nel panorama mainstream italiano. Forse troppo mainstream se si parla di canzoni come "Io non lascio traccia", omaggio a Carmelo Bene la cui voce si sente sul finale, e "Basta così", duettata egregiamente con Elisa ma un po' troppo melensa. La voce di Sangiorgi con quella di Elisa si sposa alla perfezione, e con questo brano hanno rimediato in parte allo strazio di "Ti vorrei sollevare", ma da due voci del genere ci si aspetta che osino di più. Inoltre, il video strappalacrime che accompagna il brano, ruba l'attenzione alla qualità musicale della stessa.

    Il punto però è che in questo "Casa 69" la svolta c'è e si sente. Niente di rivoluzionario, s'intende. Ma è un qualcosa che stimola all'ascolto. E quando ci si imbatte in "Quel matto son io" (http://www.youtube.com/watch?v=mRStN5hOqQ4) non c'è posto per lo scetticismo: si tratta di una pregiata ballata cantautoriale di ricercata bellezza ma che non risulta mai leziosa o pedante. E complimenti anche per "Voglio molto di più", buon pezzo pienamente rock e secondo singolo estratto dall'album. Trovo valente anche il videoclip del brano, che vede la partecipazione di Michele Placido e Benedetta Barzini, il cui scopo è certamente quello di scagliarsi contro chi persegue azioni egoisticamente, badando solo alla propria personale realizzazione, senza farsi carico delle conseguenze che tutto questo potrebbe apportare agli altri, senza pensare che si potrebbe nuocere alle persone intorno. Il video (dal taglio indiscutibilmente cinematografico) sviluppa questa idea intorno allo scottante tema della clonazione umana.

    E ancora, la title track, "Casa 69", ha il retrogusto di Afterhours senza per questo essere una copia di qualche loro pezzo. Il brano affonda il bel songwriting in una malinconia soffusa come la nebbia in una giornata soleggiata, che tutto circonda delicatamente ma con un'intensità tale da impedire alla luce di raggiungerti ("C'è un treno che passa/tra i ricordi e la schiena/si colora di sangue/questo cielo di sera (...) e io rimango nell'ombra/disegnato su tela"). Da ascoltare.

    Poi però c'è quel non so che di elettronico che un po' stona e stranisce: brani come "Se un giorno mai", "Senza te" e "Dopo di me", (in quest'ultimo il sound lagnoso si salva solo grazie a dei cori aggressivi sul finale), sanno chiaramente di Subsonica. Oltretutto credo che "Senza te" sia il passo falso di quest'album, fondamentalmente per due motivi : il primo è che, sotto la veste elettronica, il giro di basso che si sente è identico a quello di "Hysteria" dei Muse. Qui è messo in secondo piano mentre là la fa da protagonista, ma sempre quello è. L'altro motivo è che qua il songwriting appare troppo semplicistico, banale e ripetitivo: "Senza me/senza noi/senza te/io brucerei tutto il mondo/tutto quanto/non ha più senso senza te".
    Poi "Casa 69" torna a essere figlio esclusivo dei salentini con "Manchi" e la vorticosa e veemente "E' tanto che dormo?", e ci regala due belle ballate: "Apollo 11" e, soprattutto, l'intensa "Londra brucia". Interessante anche dal punto di vista strumentale. Con "Il gabbiano" torna il sound made by Muse, ma il risultato stavolta è genuino ed originale sotto tutti i punti, con un brano aperto e quasi liberatorio. Discorso a parte merita "Polvere", un pezzo incisivo e amaro che descrive l'affanno della solitudine, tema ricorrente nel disco. Brano che vale la pena ascoltare.

    Ancora disillusione in "Luna", sorretto da un ritmo incalzante che richiama vagamente "Ululallaluna" dei Negrita; ben più interessante la prima delle due bonus track: "Lacrime" (http://www.youtube.com/watch?v=xuNZWlt3zw8), figlia di una sensualità dolente e un dolore quasi lancinante, che la band sembra vivere mentre la suonano. C'è un vento sottile che sfiora la voce di Giuliano, e un'angoscia impetuosa permane tutto l'aspetto musicale della canzone. La contro-voce in inglese che recita "my tears are falling on my skin, my skin is not for you" è tanto semplice quanto d'effetto. La conclusione è affidata a "Comunque vadano le cose (scusa Mimì)", brano acustico e chiaro omaggio a Mia Martini cui, proprio qualche giorno fa, ricorrevano i 16 anni dalla sua morte; "scusa Mimì/se ti canto e mi perdo sulla bocca di lei/-almeno tu nell'universo-".

    Cerchiamo di tirare le somme: in sostanza, "Casa 69" è, sorprendentemente, un bell'album. Molto ambizioso e curato. Finalmente Sangiorgi sveste i panni di factotum per gli altri (negli ultimi anni ha cantato con chiunque e scritto canzoni per chiunque) e si mette a disposizione della band; l'armonia tra voce e musica è chiaramente percepibile in ogni traccia del disco. C'è una chiara evoluzione rispetto ai precedenti dischi e il merito è sicuramente del loro nuovo produttore: non più Corrado Rustici bensì David Bottrill che ha prodotto, tra gli altri, dischi dei Dream Theater, Muse, Placebo e Mudvayne.
    Ora resta solo da mettere ordine: i Negramaro devono decidere quale strada musicale imboccare perché adesso si trovano in mezzo tra varie possibilità. Si trovano a loro agio nel pop radiofonico e ce l'hanno dimostrato in vari album, ma stavolta hanno tirato fuori l'aspetto più rock. Ed è stato parecchio interessante. Oppure potrebbero decidere di approfondire la venatura elettronica.
    Ai posteri...

    Raising Girl consiglia l'ascolto di: "Polvere".

    "Casa 69", Negramaro: 7
    Artisti simili a Negramaro: Le Vibrazioni.

    4 commenti:

    1. Non ho ancora ascoltato tutto l'album dei negramaro (gruppo che personalmente adoro) ma a dire la verità non mi trovi pienamente in accordo con te x quanto riguarda il pezzo "Basta così", non so spiegarti il perchè, ma in ogni caso non mi ha particolarmente colpito come invece solitamente è capitato con gli altri loro pezzi, come x esempio quelli di cui parli tu nella recensione tipo "solo tre minuti" (tra i miei preferiti...). In ogni caso non è bene trarre conclusioni affrettate! Completerò l'ascolto dell'album per poi giudicare nel complesso... ciaooo!! -Mary-

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    2. Anch'io sono d'accordo con Mary! Comunque bellissima recensione, andrò a sentire meglio i brani quando avrò più tempo a disposizione e farò un commento più accurato (visto che mi sento comunque in dovere dopo le mie proposte strampalate!)
      Ad ogni modo (e qui sta la mia stupidità) io te l'avevo chiesto perché volevo un parere sulle canzoni "E' Così" e "Aspetto lei" ma dal tuo articolo ho capito che non sono di casa 69!!!!!!! Che disgrazia :( sono proprio una broccolina!

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    3. E comunque io la voce di Giuliano l'adoro *.*
      E a settembre me lo godo a Roma!

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    4. Vi ringrazio molto! Comunque anche io credo che Sangiorgi abbia una bellissima voce; il punto è che talvolta esagera con gridolini, lamenti vari e falsetti esagerati. Già in questo album si è un po' ridimensionato, per fortuna (eccezione fatta per "Basta così"). Be', i brani di "Casa 69" li ascolterai a Roma allora :)

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