Il Pop Crepuscolare. Sono già trascorsi 11 anni dall'album di esordio dei Coldplay. Proprio a Luglio del 2000 usciva questo "Parachutes", un viaggio attraverso atmosfere calde e vivamente o malinconicamente colorate, talvolta scarne, talvolta sofisticate, ma sempre avvolgenti. Come dimostrato già dalla brillante "Don't Panic", aprifila del disco. In realtà solo un preludio ai cinque minuti della più distesa "Shiver" e alla chitarra metallica di "Spies", che già preannuncia certe atmosfere asfissianti e claustrofobiche di "A Rush of Blood to the Head". Una delle canzoni meglio composte del cd, oltre che una delle più belle proprio dal punto di vista emotivo.
Non aspettatevi niente di nuovo da questo disco di esordio: i punti di riferimento del complesso di Chris Martin e soci sono apertamente Beatles e Radiohead. E sono soprattutto questi ultimi a fare capolino attraverso la voce malinconica di Chris e le melodie ricche di spleen, anche se la ricetta dei Coldplay è sicuramente più Pop e gioiosa rispetto alla desolante bellezza della Band di Yorke.
Tornando all'Album, troviamo atmosfere fortemente malinconiche in "Spark" e nella fugace Title-Track, ricca di riferimenti al Cantautoriato di Nick Drake, sino a giungere a uno dei loro pezzi di maggior successo: "Yellow", una bellissima dichiarazione d'amore, tanto semplice quanto efficace. Come il Videoclip che ne è stato realizzato: un unico piano sequenza, Chris Martin che avanza verso la telecamera cantando il brano, mentre alle sue spalle il cielo cupo della notte volge poi all'alba al termine del Video. Pop Crepuscolare appunto: seppur coniugato a una manciata di Rock leggero, nella musica dei primi Coldplay non v'è ribellione, ansia o rabbia, bensì un'esaltazione della semplicità, della malinconia spogliata dal dolore, dei suoni morbidi e dimessi, privi di angoli e di orpelli. Così come nell'intimistica "Trouble", che evoca una situazione complessa e dolorosa, fonte di rimorsi, mestizia e sensi di colpa. Quasi un'autoconfessione. Dolcissima però, con quel tocco al pianoforte che li ha resi celebri.
Il difetto maggiore di cui si potrebbe accusare "
Parachutes" è la complessiva breve durata, circa una quarantina di minuti. Ma forse è meglio così; non ci sono filler-track, il disco è sincero, non cerca di avviluppare a tutti i costi l'ascoltatore nella morsa del ritmo facile, cosa di cui invece si devono incolpare
gli ultimi Coldplay, carenti di idee e divenuti anche loro schiavi del radio-business. Ormai incapaci di abbandonarsi alla dolcezza biascicata in "
We Never Change" e al Rock sognante alla
Jeff Buckley di "
High Speed". Ormai convinti che basti un ritmo discotecaro (da far passare come "
Musica Elettronica") per dimostrarsi coraggiosi e sperimentatori, quando invece il vero coraggio l'avevano dimostrato semplicemente mettendo come chiusa di "
Parachutes" un pezzo di quasi sette minuti, al cui interno è celata una hidden track, "
Life is for Living". Nelle strofe sembrerebbe richiamare un sound Piano-Rock alla
Elton John, per poi incastrarsi su un semplice e compulsivo riff di chitarra, che basta da solo a fare da ritornello.
"
Parachutes" è un disco ricco di influenze: dai già citati
Radiohead e
Beatles, al Brit-Pop anni '90, al Cantautoriato Doc di
Nick Drake e
Jeff Buckley, ma al contempo ha già un suo proprio stile; qui, infatti, i Coldplay gettano le basi profonde della loro personalità di musicisti, che però purtroppo si andrà a perdere nel corso degli anni.
L'essenza intima e suadente del gruppo è tutta condensata nei primi due dischi, in particolare in questo "Parachutes", in cui non figura una sola canzone che si possa definire "brutta".
"Parachutes", Coldplay: 7,7
Splendido articolo... sei riuscita a scrivere ciò che io riesco solo a provare per Parachutes, che mi fa scoppiare il cuore ogni volta che lo ascolto! Ma anche la disapprovazione per questi ultimi album abbandonati ai ritmi e alle regole commerciali...che dolore!
RispondiEliminaMolte grazie, quando recensisco i dischi cerco sempre di dare molto spazio all'apporto emotivo che danno le canzoni. E questo è un gran bell'album, che purtroppo cadrà nel dimenticatoio dopo la svolta commercialissima degli ultimi Coldplay...
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