(2001; Genere: Alternative Rock, Progressive Pop)
Che i Muse siano uno dei gruppi più discussi degli anni 2000, questo è fuori dubbio. Amati o odiati, raramente si trovano vie di mezzo. E sembra che il trio ci sguazzi bene in questa situazione, alternando lavori di ottima fattura ad altri che lasciano desiderare. Il loro secondo album "Origin of Symmetry", appartiene sicuramente al primo caso, anzi è probabilmente il loro migliore lavoro.
I tributi a un certo tipo di Rock e Pop decadente caratteristico degli anni '90 sono qui ancora ben in evidenza, ma è invero proprio in questo disco che bisogna ricercare la costruzione da parte dei Muse di un'identità personale e definita, oltre che facilmente riconoscibile.
In ogni caso, la dimostrazione che i Muse siano musicisti ispirati arriva subito con l'iniziale "New Born" che, nella sua alternanza di pianoforte e chitarre distorte, tratta il tema della paura rispetto a una tecnologia che avanza e sarà causa di distruzione per l'umanità. Tematica che verrà ripresa anche nel video della bellissima "Bliss": ambientato in una città a dir poco futurista, vediamo Matt Bellamy gettarsi da un trampolino in un buco all'interno di un macchinario, metafora dello spaesamento dell'uomo moderno dinnanzi all'avvento delle macchine, pronte a inglobarlo senza rimorsi. Quasi come ne "I quaderni di Serafino Gubbio Imperatore", romanzo di Pirandello in cui la temuta e diabolica modernità era rappresentata dalla macchina da presa, accusata di cibarsi della realtà umana per trasfigurarla in finzione. Mentre là l'atteggiamento del protagonista è di insofferenza e impassibilità, in "Bliss" la conseguenza a tutto questo è uno scivolamento nel vuoto infinito, nell'annichilimento dell'uomo moderno. Difatti Bellamy sprofonda nello spazio fino a scomparirvi, immerso in un fardello di luce.
Ed è lo spazio uno dei protagonisti dell'album: lo ritroviamo, ad esempio, in "Space Dementia", in cui la nevrosi apocalittica del gruppo si spinge all'estremo, rendendo il pezzo particolarmente affascinante e irresistibilmente epico, a tal punto che a volte parrebbe di sentire l'eco dei Genesis. E nella super distorta "Hyper Music", ispirata alla Teoria delle Stringhe.
Una considerazione importante da fare sui Muse è che sono uno dei gruppi odierni che ha saputo coniugare meglio Rock e Pop, divenendo una band di stampo Mainstream, amata dal grande pubblico, ma conservando la propria energia e vitalità. In "Origin of Symmetry" la dimostrazione più alta che Bellamy e soci ci sappiano fare arriva da "Citizen Erased", brano in cui il cantante si trova davvero in una cittadina limitrofa a quella di Thom Yorke, eppure è questa composizione borderline il capolavoro dell'album, un uragano prepotente che nei suoi tumulti abbraccia un desiderio di libertà atemporale e incommensurabile. Ma è anche qua che la voce di Bellamy si dimostra nel suo pieno eclettismo, capace di passare da un etereo falsetto a un registro più pieno e potente con gran naturalezza.
Se non fosse per la riuscitissima cover di un pezzo storico, "
Feeling Good", la prima parte dell'album è sicuramente migliore rispetto alla seconda, con melodie più curate e incisive. In effetti poi il gruppo si perde in illusioni manieristiche, come in "
Microcuts", già epica e terribilmente enfatica con quel ritornello di facile presa ma di ardua esecuzione vocale. O in "
Dark Shines", brano apocalittico e malato che ben si intona nel contesto dell'album, ma che va a perdere in certi punti strumentali, troppo legati al discutibile barocchismo kitsch dei
Queen, andando ad appesantire la già esplicita estetica romantica del trio. Ma
l'apice dell'inutile magniloquenza si ha con la conclusiva "Megalomania", troppo pretestuosa, ricca di pesantissimi elementi sinfonici.
Non dimentichiamo, però, che "Origin of Symmetry" è un album fatto di tensioni affascinanti e personali, e contiene alcuni dei brani più belli dell'intera discografia dei Muse, come la luminosa -a suo modo- "Bliss", la già citata "Citizen Erased" e lo straordinario singolo "Plug in Baby", peculiare per un iniziale assolo di chitarra di Bellamy molto particolare e il suo falsetto che sul finale diventa potentissimo e straniante.
Muse, "Origin of Symmetry" : 7.7
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