(1994; Genere: Alternative Rock, Lo-fi, Psych Rock)
In "Niandra LaDes" non ci sono muri divisori tra i brani, ma il disco si articola in due capitoli. Una prima parte, più organica, e una seconda, costituita da brani senza titolo, frammenti di canzoni, stralci di idee, pezzi per lo più strumentali. Per un totale complessivo di 25 pezzi. Ma è un disco che va ascoltato tutto d'un fiato, come se fosse un'opera unica, anche perché talvolta neanche ci si accorge quando inizia una canzone e quando termina l'altra. Sono tutti stralci di un'esperienza esistenziale sanguinante, quella del John Frusciante tra il '91 e il '94, un uomo sulla soglia del decollo eterno, distrutto da eroina e cocaina, solo, aggrappato alla vita tramite le sue chitarre, una acustica e una elettrica. Ritiratosi dagli RHCP perché oppresso dall'inaspettato successo mondiale e dalle conseguenti responsabilità, il Greene, il più giovane tra i componenti del gruppo, solo 18 anni, cerca di portare a termine un concept-album ambizioso, come dimostrato già dalla copertina e dal titolo, che richiamano ai fasti del Glam Rock e in particolar modo alla figura dello Ziggy Stardust Bowiano. Musicalmente, il disco si compone di canzoni stonate, spezzate dalla voce ubriaca di John e unite dal suono della chitarra. Ma gli spunti melodici non mancano: brani come l'iniziale "As can be", la delirante e al contempo eccelsa "Your Pussy's Glued to a Building on Fire", "My Smile is a Rifle" che forse è quella che meglio rappresenta il lavoro, mostrano una certa compiutezza. Sono degne di nota anche la sottile "Curtains", il ritmo concitato della bellissima "Mascara", costruita su un'interessante sovrapposizione di voci, e il folle falsetto di "Been Insane".
"Niandra LaDes" è stato concepito come un flusso di coscienza musicale: registrato in casa con un vecchio registratore dello stesso Frusciante, due chitarre, un mixer e una tastiera. E' un viaggio surreale e ingenuo, che a volte ricorda quelli di Syd Barrett (in "Blood on my neck from success" e "Untitled #3" per esempio), un viaggio in cerca di un qualcosa che sembra perennemente sfuggire. Tra i ricordi di giorni troppo scompigliati, tra le braccia distrutte dall'eroina, tra l'allontanamento degli amici più cari e l'isolamento dal mondo, tra le urla scomposte che prendono vita grazie ad una chitarra, tra i denti tutti caduti a causa di un'infezione, tra la casa in fiamme... Ecco perché nell' "Untitled #2" il Fruscio fa piangere la chitarra al posto suo. Sono lacrime sussurrate quelle che vengono fuori, che scendono lentamente. Mentre l' "Untitled #8" è un susseguirsi di suoni onomatopeici, di animali, bambini che piangono, rumori incomprensibili... Probabilmente una piazza affollata, quella dipinta dalle pennellate lievi della sua Musica, una piazza che lui resta a guardare immobile, assorto dal fascino della scena in quanto opera da riprodurre, da rappresentare, escluso dal suo brusio rumoroso.
Eppure, più della chitarra, molto spesso vera protagonista è la voce di John. La voce disturbata, insolita nel suo essere stridula, nel suo combaciarsi perfettamente all'humus musicale cui attinge. La voce, inclinata, che diventa quella infantile di un ragazzino, come accade per esempio nell' "Untitled #9", ove la conclusione è affidata a uno scorcio kafkiano. Ottimi anche gli spunti dell' "Untitled #11", compendio di suoni puramente frusciantiani, con quei suoi groove personalissimi che fanno venir fuori la personalità notevole di Frusciante.
Queste sono le stanze claustrofobiche della mente del Frusciante in quel periodo. Ma non dimentichiamo che lo stesso è riuscito ad aprire ogni porta e a far librare la sua Musica in un territorio più arioso, come quello di "The Empyrean", suo ultimo disco in studio, riflesso di un uomo maturo e spirituale quale è l'attuale John Frusciante.
John Frusciante, "Niandra LaDes and Usually Just a T-Shirt" : 8