(2011, Genere: Rock)
Rock in camicia. Era nell'aria da un po' e ora, finalmente, il ritorno dell'eclettico californiano. Era dal 2006 che Ben Harper non si chiudeva nella sala registrazioni da solo, senza band di supporto; stavolta, ha ammesso, ne sentiva il bisogno. Così, nel maggio 2011, "Give Till It's Gone" vede la luce: 11 tracce che spaziano tra Rock, Soul Rock e Pop Rock, come il brano di apertura e il primo singolo italiano, "Don't Give Up on Me Now", che risente certamente dell'influenza di Tom Petty.
Come primo singolo internazionale è stata scelta, invece, "Rock'n Roll is Free", scanzonata e ripetitiva. Debitrice per ammissione dello stesso Harper, alla celebre "Rockin' in the free World" del canadese Neil Joung, ma priva dello stesso spessore musicale e comunicativo. Più che altro sembrerebbe rimandare ai R.E.M. più attempati. Ma si prosegue, tra ballate suggestive e capaci di creare atmosfere: la malinconica "I will no broken", ricca di riferimenti al Rock anni '70, e la midtempo "Feel love", per poi andare ad accarezzare l'Hard Rock con "Clearly Severely".
Questa prima parte del disco è piuttosto ordinaria e scorre via senza destare particolare entusiasmo; nella seconda metà, invece, qualcosa si smuove. Saranno le collaborazioni, forse: per la psichedelica "
Spilling Faith" e la sua coda, nata da una jam improvvisata, "
Get there from Here", la guess star in questione è
Ringo Starr che, oltre a suonare, è co-autore. Ma uno dei pezzi migliori del disco è proprio là, dietro l'angolo, e si intitola "
Pray that our Love sees the Dawn", cantata insieme a
Jackson Browne. Le due voci danno l'impressione di non essere affatto assimilabili, ma l'effetto finale è di grande effetto, soft e brillante. Inquieta nella sua malinconia. Finalmente una canzone che, per quanto morbida e vellutata come genere e atmosfere, risulta pienamente genuina, sincera, minimalista, senza angoli smussati. Languida come poche, svenevole mai.
Dopo questa splendida ballata, preparatevi a saltare con "Waiting for a Sign" e "Dirty Little Lover". La prima ci riporta indietro nel tempo al Ben Harper Old Style: ottimo pezzo Blues-Rock che profuma di vintage. Una linea di basso perforante e un bellissimo coro sul finale che impreziosisce tutto il pezzo. L'altro brano sembrerebbe essere quasi un omaggio ai Led Zeppelin.
Ed è proprio qua il limite del disco: Ben Harper non suonerà mai niente che si possa definire "brutto" o "insignificante" perché è un grande professionista e anche nei momenti di minore ispirazione non gli si può non riconoscere tanto mestiere. Ma questo disco ha troppi momenti che sanno di già sentito, i riferimenti sono tanti, troppi. Led Zeppelin, Peter Gabriel, Tom Petty...e alla fine l'originalità viene a mancare. E' un peccato per questo suo decimo album che comunque si fa piacevolmente ascoltare. E anche il pezzo conclusivo lo dimostra, "Do it for you do it for us". Immerso in sonorità lancinanti, Ben passa da un registro vocale all'altro. Sanguina, viscerale e poco ortodosso. Prima sussurra, poi urla, stridente e liberatorio.
"Give Till It's Gone", Ben Harper: 7
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